
La Beatitudine dell’Orata – ph Oliver Migliore
Mi chiamo Sara, anche se forse sarebbe più corretto scrivere che sono gli altri a chiamarmi Sara mentre io da me mi sono sempre chiamata Sava.
Laureata in psicologia, dopo aver brevemente esplorato Freud e gli artisti del suo tempo, Witkin, l’estetica del disgusto, l’arte e il narcisismo ho capito che il mondo universitario per il momento non faceva per me e ho cambiato rotta. Assecondando la mia natura di gastronoma semiseria ho iniziato ad ideare menù e allestire cene – da Jules Verne ad Almodovar passando per Colette e Woody Allen, Rimbaud e Star Trek, la Cena Collettiva Per 1000 Persone e la cena spettacolo OBBLIGHI DI CHI LA DÀ ovvero L’ULTIMO DEI BON TON all’interno del festival Play with Food 3 – tra un corso di eno-gastromia e qualche lezione di bon ton.
Pentolapvessione è una parziale ma rappresentativa summa di passioni, fobie, carattere e caratteristiche ovvero la cucina, il terrore della pentola a pressione, una tempra talvolta esplosiva e una erre quasi sempre moscissima, se non ci credete qui ci sono le prove rrrrrrRRRRRrrrR*
A supportarmi e sopportarmi in questa avventura W, che assieme a me ha presenziato, assaggiato, apparecchiato, sparecchiato, lavato, salutato e conosciuto innumerevoli persone, piatti, tavoli, cene, forchette, coltelli, pentole e facce restando magro come sempre.
*Breve estratto del radiodocumentario realizzato da Elena Pugliese in occasione di Torino Spiritualità 2010 in onda su GruRadio. Un viaggio nel back stage della Cena Collettiva per 1000 Persone che ho coordinato… o meglio coovdinato.
Il Progetto
Pentolapvessione è il contenitore e il contenuto di un folle progetto gastronomico con forte valore scaramantico atto ad eludere – o almeno arginare – scontentezza, insoddisfazione, malinconia e tristezza tramite la realizzazione di ogni piatto descritto da Ada Boni ne Il talismano della felicità, celebre libro di cucina ancora molto utilizzato la cui prima edizione è datata 1925. Il libro grazie al quale ho imparato a cucinare.
C’è davvero scritto “tutti i piatti”? Chi ha presente il tomo così voluminoso da poter esser usato come fermaporte forse avrà un sussulto: effettivamente si tratta di realizzare più di 2000 ricette in un anno. L’ottimismo è la virtù dei forti: mi servono ancora non si sa quanti anni. Del resto si sa che riti e rituali non sono mai facili questioni e arginare il sapore della tristezza non è mica una quisquilia. Se non ci fossero elevati gradi di difficoltà che rito propiziatorio sarebbe?
Pentolapvessione è l’accompagnatore e l’accompagnamento a più di 2000 ricette in soli 367 giorni in almeno 733 giorni in forse 1099 giorni in chissà quanti giorni. Si parte con il pranzo di apertura il 28 maggio 2011 e si termina il 28 maggio 2012 forse si terminerà il 28 maggio 2013 magari si terminirà il 28 maggio 2014 e prima o poi terminerà, e poiché è di una sorta di gesto apotropaico quello del quale stiamo parlando il 28 maggio non è ovviamente una data casuale bensì il giorno del mio compleanno.
Pentolapvessione sono antipasti, primi, secondi, contorni e dolci e dal momento che non vorrei svegliarmi il 28 maggio 2012 28 maggio 2013 28 maggio 2014 28 maggio 2015 28 maggio 2016 28 maggio 2017 28 maggio 2018 delle dimensioni di una balena spiaggiata – fortunatamente fino ad ora non è successo, non sono una sogliola ma neppure un balenottero – gli amici condivideranno il maggior numero di pietanze, la casa sarà aperta per un anno due anni tre anni quattro anni cinque anni sei anni anni a colazioni e pranzi e cene e i cibi verranno condivisi con il maggior numero di persone possibili.
Il primo anno è accaduto, siete passati in più di 400 senza contare le occasioni extra moenia.
Il secondo anno idem. Il terzo pure. Il quarto anche. Il quinto e il sesto come sopra.
Per alcuni piatti seguirò alla lettera la ricetta, per altri apporterò piccole modifiche: la cara Ada in quasi tutte le preparazioni inseriva un panetto di burro e una ricca quantità di grassi saturi. Temo di essere troppo bassa e troppo poco sportiva per assumerli tutti… preoccupazione che continua visto che in questi anni non sono cresciuta nemmeno di un centimetro.
Ingredienti
Quasi tutto bio e km 0.
Abito a Torino proprio sopra il mercato di piazza Madama Cristina e quando sono in città quasi tutti gli ingredienti provengono da qui: dalla latteria, dal meraviglioso banco dei formaggi e dai fornitissimi contadini di via Galliari – specie Franco (buon per lui e ahimè per me, nell’autunno del 2016 è andato in pensione) – e Angelo, i miei preferiti – dal banco dei legumi e della frutta secca, dalla mitica drogheria Coloniali Ferri – anche per Ferri e sua moglie Mariolina non nascondo la mia passione – (durante il progetto hanno chiuso i battenti…), dall’amato panificio Papale/Ubertalle di Via Berthollet accanto al mercato.
Circa la macelleria il mio spirito è inquieto: se per il maiale non ho dubbi – l’agrisalumeria Luiset – per il resto delle carni la mia preferita è Annibale, ma è a Roma, comoda per Ada, un po’ fuori mano per me.
Le uova di gallina e le galline medesime vengono principalmente dalla campagna. Le conosco tutte abbastanza bene perché sono della mamma di W – che poi sarebbe mia suocera – e di una sua vicina di casa, Antonella, che sta allevando per me un tacchino, un’oca, un’anatra, un cappone, faraone e conigli. Confido molto anche nel macellaio del paese.
Sugli altri fornitori vi aggiornerò passo passo.
Per tutto il resto ci sono Carlo e Federico, LACHIMICA design.