Champagne per brindare a un incontro
Dedicato a tutte le donne risolute e ad una in particolare
16 Gen 2018
Eccomi di nuovo a Milano.
Oikos.
Casa.
Famiglia.
Nella mia famiglia sono sempre stata incentivata a leggere molto. Abitavamo sopra una meravigliosa libreria, mio padre era editore per conto terzi e sotto il suo ufficio c’era un’edicola assai rifornita, era l’inizio anni ’90, internet praticamente non esisteva ancora, la televisione scorreva facendo il suo corso adolescenziale intriso di soap opera, Beverly Hills, I ragazzi del muretto, l’inizio della De Filippi, Non è la Rai, ma io quelli in teoria avevo il divieto di vederli. Diseducativi – sentimentalismo e italiano scorretto – e poi la televisione la si accende solo la sera e mai a tavola. Per cui stai zittina cinque minuti e leggi. Dal momento che lessi per la prima volta Erica Yong a 13 anni direi che nessuno controllava più di tanto cosa leggessi. Valeva tutto: libri, riviste, fumetti. L’importante era che leggessi, zittina, per cinque minuti.
Aggiungete a questo imperativo categorico di leggere il permesso ricevuto in prima media di poter accendere il gas per cucinare ed eccovi servito il mio primo abbonamento mensile dopo Topolino, il primo abbonamento da adulta. O almeno così mi sentivo quando ogni mese fedele nella buca delle lettere La Cucina Italiana mi aspettava ed io aspettavo lei come in un rapporto amoroso ben corrisposto.
La Cucina Italiana, la prima rivista con la cucina in redazione.
Non che a 10 anni preparassi autonomamente le ricette. Mi piaceva trovarla lì in buca indirizzata proprio a me, toglierle il cellophane, sfogliarla, annusare la carta patinata, guardare le fotografie e le pubblicità e leggere l’editoriale e i consigli per i diversi tipi di cottura. Una conoscenza della cucina a livello grafico e teorico, una corrispondenza di amorosi sensi.
Ma fu così che piano piano iniziai a cimentarmi ai fornelli e verso i 18 anni, quando per raccattare qualche soldo iniziai ad andare a cucinare piccole cene a casa di amici dei miei seguivo i suoi consigli e le sue ricette.
Ricette che ovviamente preparavo prima a casa usando come cavie la mia famiglia.
Famiglia.
Casa.
Oikos.

La Signora della Cucina Italiana
Immaginate il mio stupore quando Marco il mese scorso mi telefonò dicendomi tra le varie: “ah sì, ecco cosa ti dovevo anche dire, forse verrà anche Paola Ricas.”
Paola Ricas, la direttrice de La Cucina Italiana per venticinque anni, la Signora della Cucina Italiana.
Silenzio in linea, sussulto.
“Scusa, chi hai detto che forse viene?”
“Paola Ricas.”
Fortuna che non sudo mai, altrimenti mi sarei dovuta cambiare.
Paola Ricas. In un attimo mi è stata chiara la tachicardica risposta fisiologica all’ansia da prestazione e se all’ansia da prestazione aggiungete tra le mille ansie che mi contraddistinguono quella di conoscere le persone che stimo incondizionatamente ecco servita un’ansia ben lievitata.
Elegante e risoluta, caldamente glaciale, Paola Ricas è il tipo di donna che adoro.
In questi anni con Ada ho avuto molte sorprese, ma questa di sicuro è una delle più gustose e felici che sia accaduta!
Chissà cosa succederà questa sera.
Per intanto la ricetta di oggi è dedicata a lei, a Paola Ricas, e a tutte le meravigliose signore risolute quanto lei, la famiglia di donne che amo.
Frutta varie allo champagne

Il grande Gatsby
Frutta miste 1 kg
limone
zucchero 2 cucchiai
cognac 2 bicchierini
curaçao 2 bicchierini
acqua si seltz
champagne 1 bottiglia
Morale della Frutta varie allo champagne: e la frutta dov’è? Non c’è, la si lascia macerare nell’alcool e poi si serve solo lo champagne al profumo di frutta, elegante e ghiacciato. Cin cin!
Non sono presenti commenti