famiglia

27 Dic 2020

24 dicembre 2020

Il 24 dicembre, le amiche, gli amici, la tavola imbandita, i brindisi, – Evviva Gesù! Evviva Gesù! – le portate che si susseguono, il casino che si moltiplica, il citofono che suona, la corona addobbata sulla porta, il vischio sopra lo stipite e un opulento festone maranza che ci chiediamo tutti se reggerà fino alla fine sotto il peso del tripudio di palle e lucine, chiasso, pandoro, panettone e pandolce, regali, champagne e spumante, l’alcool che si fa sentire: ecco servita la tradizionale Cena dei Senza Famiglia, che quest’anno ahimè non ha avuto luogo.

Tableaux piège – Daniel Spoerri

Da che ho memoria la Vigilia di Natale è uno dei giorni più caldi dell’anno: gli affetti, gli abbracci, l’amore e Babbo Natale.
Wonderful Christmas Time!
Inizio a fibrillare da fine novembre, dal primo dicembre conto i giorni aprendo le caselle del calendario dell’Avvento, accendo incensi alla cannella, mi sforzo di essere buona ed inizio a meditare sul menù.

Da tradizione la cena del 24 dovrebbe essere di magro, ma noi siamo un miscuglio di alti e bassi, magri e grassi e bionde e bruni che della tradizione quel che hanno recepito è volemose bene e così facciamo, dall’anguilla all’oca, portata dopo portata, col copritacchino.

Quest’anno in cui se qualcosa poteva andare storto lo ha fatto, anche la CdSF non è stata risparmiata.
La Vigilia senza A, S e L, C, R che prima o poi arriva, D, F, O, L ad anni alterni e chissà, chi è da solo venga che un posto lo troviamo basta che ti porti la sedia che magari non ne abbiamo più e senza le amiche e gli amici che arrivano sul calar della mezzanotte poteva essere uno strazio, ed infatti ci è andata vicinissimo.

Stavo per non fare le decorazioni e pensavo a cosa non cucinare, ma alla fine anche quest’anno, proprio all’ultimo momento, non ho resistito.
Il festone, la tovaglia… il 24 dicembre 2020 resterà memorabile per altri accadimenti, ma le Verdure miste con palline da schioppo di zucca dell’orto imbandite a pranzo con W e A e l’Anatra in salmì gustata a cena con W e D erano tutte squisite e amorevolissime.

Tableaux piège – Daniel Spoerri

Sempre evviva il Natale, tanti auguri, amici e amiche!

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22 Set 2020

La famiglia Bonazzi – il pranzo della domenica

Si brinda in abbondanza, la mensa è imbandita, sigarette e posacenere sono sul tavolo, le battute lievitano e l’acqua gasata non manca?
Benvenuti a tavola con la famiglia Bonazzi!

Quando la famiglia Bonazzi si riunisce è sempre una festa!
Sono tutti intelligentissimi, spiritosissimi, sagacissimi e soprattutto bonazzissimi.

Fine estate inizio autunno, i Bonazzi non si vedono da un po’. Quale occasione migliore di una gita fuori porta e pranzo domenicale.
B porta il vino – rosè, nascetta, dolcetto, nebbiolo – S e L portano le paste e una cisterna di acqua gasata ben distribuita in bottiglie di vetro, W rientra col trattore e apparecchia la tavola, Ada e l’orto determinano il menù, io eseguo.

Cappone arrosto tartufato, Gallina con salsa d’uovo, Gallina del ghiottone, Pollo alla Marengo, Anitra in salmì, Oca in salmì, Piccioni a volontà… il capitolo con il maggior numero di ricette ancora da depennare è quello del pollame, ma nessuna di quelle ricette ancora da cucinare ha il sapore di un pranzo bonazzo di fine dell’estate.

L’Ada vuole che da quindici giorni in frigo ci sia un lombo di maiale a marinare che aspetta solo di essere cucinato e il cuore che attende in freezer un pranzo di famiglia come si deve per essere condiviso.
Il pane è appena sfornato, l’insalata di fagiolini e basilico dell’orto con pinoli tostati è pronta, l’insalatina verde e i pomodori di tutti i colori appena raccolti fanno bella mostra sul tavolo e un pasticcino sembra un turbante di cacca: la felicità è servita! Evviva la famiglia Bonazzi!

i Bonazz*

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24 Ago 2020

Quando si vuole ciò che si fa la felicità è servita

Come ormai da tradizione, sotto la caldazza dei tropici con un’umidità che sembra di stare bordo piscina e le zanzare che fan compagnia, C e M arrivano il venerdì sera per trascorrere un allegro fine settimana a carponi sulle ginocchia per raccogliere nocciole nel noccioleto.
L’annata sembra buona, le nocciorjne sembrano tante, la terra al solito è bassa e C con le sue nuovissime ginocchiere da piastrellista è attrezzatissima.
I gradi percepiti sono così elevati che i pensieri spesso evaporano, talvolta si tostano, qualche volta friggono e ogni tanto si bruciano, ma C e M, consapevoli del rischio scioglimento calotta cranica cui vanno incontro, ogni anno ci raggiungono.

C e M, W ed io: le famiglie che amo, le amiche in carne ed ossa. Se ha ragione Tolstoj e il segreto della felicità è voler sempre ciò che si fa, a fine giornata non vedo l’ora di cucinare per tutti una ricetta di Ada da abbinare a Malauva, uno dei bianchi naturali che producono E e G.

www.malauva.it

E è la sorella di C.
C e M, W ed io, E e G, le famiglie che amo, le amiche in carne ed ossa, le storie che mi fanno sorridere, i brindisi e i sapori che allettano il palato: Lev ha ragione, quando si vuole ciò che si fa la felicità è servita. Cin cin!

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20 Lug 2020

La mia famiglia ha il sapore del mare

Mi chiedessero qual è il sapore della mia famiglia direi il mare.

La spesa del sabato al banco del pesce di piazza Carlina, le acciughe sott’olio sempre in frigo, il baccalà del lunedì sera con mio padre, le origini sarde di mia madre, le ostriche, le estati da bambina e adolescente su un’isoletta in mezzo alle Bocche di Bonifacio, i caracoli, i ricci, le reti e il bolentino, i totani, Orosei, il profumo di scaviccio e di salsedine.
Forse perché era piemontesissima, non sapeva nuotare e il pesce neanche sapeva dove stesse di casa, mia nonna materna non mi è mai piaciuta.
Mia nonna paterna invece l’adoravo, in cucina era una dea ed è lei una delle mie maestre.

C’è stato un tempo in cui la sua famiglia possedeva gran parte dell’isola di Santa Maria, l’isoletta in mezzo alle Bocche di Bonifacio. La mia bisnonna, le sue sorelle, mia nonna, sua sorella: praticamente tutte donne, una squadra olimpionica di splendide sirene. Durante la Seconda Guerra Mondiale mio nonno e mia nonna, lui sommergibilista e lei sfollata, si conobbero lì sulla spiaggia.
Una volta l’anno d’estate mia nonna preparava la zuppa d’aragosta al pomodoro, le aragoste arrivavano vive e io l’aiutavo. Avrò avuto sei o sette anni quando qualcuno pescò un polpo e mentre manifestavo una gioia infinita immaginandomelo in insalata la sua reazione fu “vieni bambina, se vuoi mangiare l’insalata di polpo ti insegno a pulirlo, vieni qui e giragli la testa”.
Da allora eviscerare, squamare e pulire qualsiasi tipo di pesce non mi spaventa.
Mio padre cucinava il pesce spesso e bene, da giovane pescava e qualche volta mi portava con lui.
E non è vero che mia madre sapesse cucinare nulla al di fuori di simmenthal, uova sode o caprese: una volta l’anno senza avvalersi di alcuna ricetta o grammatura preparava dei calamari ripieni insuperabili. Un mistero magico degno di una novella di Amado.

Oggi è il giorno delle Sarde arrosto.
Ada vigila, io decapito, sventro e pulisco le sarde, W le cucina con cura sulla pietra bollente di brace, davanti a noi c’è un bosco di verde che milioni di anni fa era un mare di blu.
Percepisco il cambiare delle mie radici e la famiglia che amo continua a sapere di mare.

Per 6 persone ma ce le mangiamo in 2 (altro…)

25 Mar 2020

A ognuno la sua famiglia

“Il modo in cui il mondo funziona – cioè male – deve essere un incentivo ad avere uno scopo nella vita, e vivere bene ad ogni costo.”
John Irving, Hotel New Hampshire

Avete presente le famiglie grandi grandi il cui albero genealogico sembra una foresta intera? Quelle dove tra sorelle, fratelli, zie, zii, cugine, cugini, nipoti, pronipoti e parenti alla lontana per apparecchiare la tavola bisogna aggiungere due prolunghe e mettere assieme tre servizi di piatti? Ecco, avrei sempre desiderato una famiglia così!

Nella mia in verità ci aggiungerei anche un orso ammaestrato o una ragazza travestita da orso e un cane scoregione e tutto sommato è quasi la famiglia che vi sto per raccontare oggi dove non ci siamo proprio tutti, ma quasi.
Nelle famiglie ci sono delle occasioni imprescindibili per ritrovarsi assieme: anniversari, nascite, matrimoni e compleanni e anche nella mia improbabile famiglia ce n’è una a cui da tempo non si può mancare.
È da nove anni che mi chiedo quando verrà il momento per assaporare questa ricetta che è una delle ricette che fatico a cucinare proprio perché mi ricorda quanto sia diventata improbabile la mia famiglia: W, il mio meraviglioso marito, A e il suo gigantesco e paurosissimo cane F che facilmente prende freddo alla pancia con risultati che vi potete immaginare, S che se non ci fosse la dovrei inventare con L che spesso si vergogna di noi, ma ormai gli è toccato farsene una ragione e C che ha un’incredibile e numerosissima famiglia, ma che in queste circostanze c’è sempre come una zia d’America.

Ci sono arretrati che mi trascino per pigrizia, altri per pigrizia e altri ancora per pigrizia; pochi, molto pochi, moolto mooolto pochi perché ancora me li gusto e quello che vi sto per raccontare è uno di quegli arretrati che mi gusto, oggi più che mai.
A lungo mi sono chiesta come e quando cucinare questa ricetta che fa parte del mio lessico familiare quanto i surgelati di Simonetta della bofrost.
In un giorno da ricordare? In un giorno molto triste? Vista la lunghezza della ricetta, in un giorno in cui non ho niente da fare? Per rinfacciare? Giammai! Per amare è la risposta. E quale momento migliore allora che condividerlo con la mia improbabile famiglia durante una delle ricorrenze in cui ci incontriamo tutti assieme?
Sabato 8 febbraio – Finale del Festival di San Remo
A pensarlo oggi che eravamo lì a casa di A tutti assieme ammassati ad addormentarci a turno sul divano e sparare come sempre una consistente quantità di idiozie sembra passata un’era. Le cattive intenzioni ci facevano tanto ridere, sembrava il tempo del festival a non finire mai e tra un brano e l’altro c’era lui, uno dei piatti a me più cari: il Cappon magro alla genovese, caposaldo della mia paterna famiglia d’origine.
Che enorme piacere avere condiviso questo piatto con la mia improbabile nuova famiglia, lei sì che è il miglior incentivo che ho a vivere bene ad ogni costo.
Sperando di rivedervi il più presto possibile.

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