E così eccomi qua nella cucina di un ristorante a preparare tra un piatto e l’altro i Timballetti di vitello alla finanziera, ultima ricetta del capitolo Vitello.
Dalla prima volta che li lessi decisi che li avrei lasciati alla fine per abituare palato e pentole a non commettere errori madornali. Timballetti di vitello alla finanziera: regaglie, frattaglie, cotture a parte, salse, forno e fornelli, padelle, casseruole e stampi, tutto per una ricetta. E burro ovviamente, corroborato da etti di lardo per non farsi mancar nulla: la cucina di Ada in una ricetta.
A fine servizio mi godo il Timballetto, ci ho messo più di dieci anni per riuscire ad assaporare le interiora, ma ne è valsa la pena. Non che ne vada matta, ma lui lo terrò nel cuore e sul palato a dimostrazione del fatto che ciò che una decina di anni fa non avrei saputo cucinare e gustare ora non solo lo cucino, addirittura mi piace.
Prossima ricetta: Galantina di pollo.
“Sara quante ricette ti mancano ancora?”
“Ma, una sessantina… ”
“Vuoi dirmi che hai preparato più di 2000 ricette e ad una sessantina dalla fine stai lì a girarti i pollici?”
“Prima il covid, ora ho ripreso a lavorare… ”
“Ti ho mai delusa?”
“No, è che alcuni ingredienti non so dove trovarli, alcune ricette non riesco ad immaginarmele…”
“Tutte scuse!”
Quando Ada, la mia amica immaginaria del cuore, mi rimprovera ha sempre ragione. Si tratta di pigrizia, la mancanza di determinazione nel compiere un’azione di cui si riconosce l’importanza.
Cucinare e assaggiare e condividere tutte le ricette del Talismano della felicità è un’azione di cui riconosco tutta l’importanza che merita, per cui via si riparte: una volta alla settimana una ricetta di Ada comparirà sul menù del Camaleonte Piola.
Che giorno della settimana? Questo chi può dirlo. Le ricette che restano da cucinare e assaggiare e condividere sono assai lunghe da preparare, dipenderà da quando riuscirò a dedicarmici tra un piatto e l’altro.
Questa settimana intanto è iniziata con la Testa di maiale in galantina(coppa), la prossima è prevista la Gallina con salsa d’uovo.
L’excipit continua.
— le immagini e il racconto che seguono non sono adatti ad un pubblico vegetariano.
Io compio 42 anni e pentolapvessione festeggia i suoi 10 anni di pranzi, cene e condivisione.
“Quali erano i propositi iniziali Ada? Avrei dovuto metterci un anno a preparare tutte le ricette del Talismano della felicità?”
“Io te l’ho sempre detto che era impossibile. E poi perché? La felicità va gustata.”
“Ada come sempre hai ragione. Come trovi la Mousseline di fragole?”
“Le fragole sono ottime.”
“Sono le fragole dell’orto. Cin cin Ada!”
“Salute!”
Dieci anni che ho un’amica immaginaria.
Dieci anni di ricette e tavole imbandite, piatti, facce, città, amici vecchi e amiche nuove e nuovi amici e vecchie amiche, di legami sottili come la migliore delle sfoglie o evaporati come l’alcool del flambé.
Dieci anni di brindisi e di assaggi di felicità.
jeroboam
Per festeggiare questo doppio anniversario ecco servita l’ultima ricetta del capitolo Semifreddi.
Perché tra le duemilamila ricette è tra quella sessantina che in dieci anni non ho ancora cucinato?
Zucchero a bolla forte, chiare d’uovo, casseruoline, stampe da spumone, cordoncini di burro, ghiaccio pesto e lo ammetto: tutte le volte che l’ho letta vada per le chiare, ma non ho mai avuto chiari i passaggi a parire dalla prima riga, figuriamoci l’aspetto finale. Cos’è una Mousseline di fragole? Chissà.
Oggi però ci sono le fragole dell’orto, e in quest’anno che è da un bel po’ che non mi è chiarissimo cos’è quale ricetta migliore per festeggiare!
Ecco servita la Mousseline di fragole, che anche ora che l’ho cucinata e assaggiata chissà, di certo non si è congelata come avrebbe dovuto, ma le fragole erano molto buone.
Sperando di poter presto riapparecchiare assieme con le gambe sotto al tavolo e i calici alla mano grazie amiche e amici, grazie degli auguri, dei regali, dei messaggi, dei pensieri e degli affetti, mi avete fatto tanto felice!
Le cene sono piatti che si susseguono in mezzo alle chiacchiere e ai brindisi tra fiumi di vino e parole e discussioni e risate e sigarette con le amiche e gli amici seduti attorno alla tavola imbandita, alcuni che si conoscono e altri no, ma che alla fine della serata si saluteranno felici di incontrarsi la prossima volta che si vedranno.
Le cene sono preparativi, trambusto e felicità.
Mi sono sempre piaciute le cene.
Tre trattati, Mattia Giegher, 1639
Da bambina adoravo la precisione con cui mia madre apparecchiava ed ero felicerrima* di aiutare mio padre ai fornelli, di andare a fare la spesa o dare un contributo al menù della serata.
L’apice era l’arrivo degli ospiti con i rumori e i profumi estranei che si diffondevano per casa, le chiacchiere e l’aperitivo in piedi, N che con garbata e presidenziale decisione assegnava i posti ed eccoli tutti seduti a tavola a riprendere le conversazioni mentre le portate si succedono, tra un tintinnare di posate e bicchieri.
Zitta zitta, in punta dei piedi e trattenendo un po’ il respiro mi piaceva sbirciare da dietro il muro della sala da pranzo quel mondo adulto.
Tre trattati, Mattia Giegher, 1639
Quando da giovanissima cucinavo a casa di chi non lo sapeva fare attendevo dalla cucina con orecchie tese e fiato sospeso il crescere dei rumori dalla sala da pranzo, il peppiare delle conversazioni misto all’acciottolio dei piatti e le risate prima timide poi via via più sollevate.
Se sei felice apparecchia una cena e festeggia, se sei triste apparecchia una cena con cura e vedrai che la felicità arriverà, si siederà anche lei a tavola e brinderà.
Tre trattati, Mattia Giegher, 1639
In quest’anno in cui le cene apparecchiate sono state un miraggio con le amiche e gli amici seduti lontano qualche sera ho sentito l’infelicità bussare.
“Ehi che fai? Pssss vengo da te? Brava, hai cucinato niente! Dai, passo da te e ci lamentiamo un po.”
Amiche e amici mi siete mancati infinitamente quest’anno: le vostre chiacchiere, gli assaggi, il calore, i brindisi…
Per fortuna in questi casi ho un’amica immaginaria infallibile.
“Ada cosa mi consigli?”
“Se ricordo bene il capitolo Lombatine è ancora da affrontare.”
E Lombatine furono.
Tre trattati, Mattia Giegher, 1639
Non le avevo ancora cucinate perché non mi era chiaro di che taglio si trattasse.
Conosco le lombatine di agnello, di coniglio e di maiale, ma di vitello? Mi vengono più in mente delle Lombatone.
A giudicare dal peso di ciascuna Lombatina anche il macellaio deve averla pensata come me, ma vi garantisco che il risultato finale era ugualmente squisito.
Cinque Lombatone per stomaci che amo: ciao tristezza e ciao 2020.
Sperando di riapparecchiare presto cene, anche se a distanza in alto i calici e tanti auguVi!
P.s. Lombatona si addice assai meglio della Lombatina al mio nuovo giro vita.
Più di 2000 ricette senza prendere quasi un grammo e poi è arrivato il 2020.
Buon 2021 amiche e amici!
*Sì, avete letto bene: Felicerimma. Felicerrima is the new famigliare/qual’è. Nel 2021 #solopiù grandi propositi.
È ormai quasi dieci anni che ogni volta che leggevo Carpa all’ebraica mi venivano in mente sempre gli stessi ottimi motivi per posticipare. Carpa all’ebraica, la tengo tra le ultime ricette, la carpa devo comprarla fresca in un allevamento di carpe, devo trovare un allevamento e magari organizzare una gita, chissà magari con S e L, ma sì, c’è tempo.
La Carpa all’ebraica, Carpa all’ebraica in un libro di ricette per le spose che entra in tutte le case negli anni ’30 e ’40; devo ricordarmi di chiedere a C se nella sua edizione è segnata perché nel caso accipicchia Ada, hai inserito la Carpa all’ebraica quando era impensabile; devo ricordarmi di controllare.
La Carpa all’ebraica, le Pietre d’inciampo e i sopravvissuti: ogni volta che leggo su di una Pietra d’inciampo sopravvissuto o sopravvissuta mi batte il cuore, sarebbe bello organizzare una cena, pensare a qualcosa, ricordare.
E invece il piatto prende questa piega qui.
La carpa Koi e noi
C’era una volta una carpa bellissima e coloratissima abituata a nuotare controcorrente intenta a seguire la sua strada.
Energica, forzuta, perseverante, anticonformista e sempre in movimento si fermava davanti a nulla col solo obiettivo di affrontare le avversità.
Un giorno si trovò a dover risalire la cascata sul Fiume Giallo, anche in questo caso non si diede per vinta e riuscì a superare tutti gli ostacoli e gli spiriti malvagi che si frapponevano tra lei e la meta.
Fu così che gli dei, impressionati da tanto coraggio la trasformarono in un grande drago con il dono dell’immortalità.
Siamo in quattro, a casa di G e M.
G è una cara amica di O – sono venuti assieme a cena a casa anni fa – e M è suo marito, l’abbiamo conosciuto il mese scorso in canonica.
Abbiamo scoperto che abitiamo vicine, ipotizzato appuntamenti che a breve non sarà possibile apparecchiare e organizzato una cena tra noi dove io con gran felicità mi sono proposta di portare Ada.
Mancano un settantina di ricette, alcune materie prime non so dove trovarle, alla Pam la carpa c’è spesso, io sono atea, M insegna religione, siamo in piena pandemia: è giunto il momento della Carpa all’ebraica.
A far da contorno rape, carote e erbe amare.
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