felicità

29 Set 2020

Caro Melù

Ed ecco che ci rincontriamo caro Melù, piccolo pesce che nonostante abbia caratteristiche non memorabili si fa voler bene.

A scrivere il vero quando ho assaggiato questo piatto mi ero detta che non eri il pesce adatto a questa ricetta: delicato e al contempo saporito, non dico di no, ma ti eri trasformato in un gustoso sugo per la pasta che ho dovuto ricomporre, non in un filetto presentabile e impiattabile.
Troppo mollo caro Melù, nomen est omen.

E poi prima di scrivere ho riletto la ricetta e capito di aver sbagliato a leggerla, ergo a cucinarla.

Scusa Melù se ho pensato per un attimo che con quel nome lì fossi un po’ un molle e malinconico, quando invece hai la tua delicata personalità e basta saperti prendere, e comunque nonostante il mio errore te la sei cavata egregiamente.
Ci rivediamo presto.

Dalla ricetta di oggi imparo che:

– Ada non sbaglia mai. Questo in realtà già lo sapevo, ma ho avuto l’ennesima prova schiacciante.
– Tranne che per Ada che fa Boni di cognome come tutti i suoi piatti, non è sempre detto che il nome coincida con il destino, sempre meglio controllare bene.
– Prima di esser sicuri di avere un’opinione certa è sempre meglio rileggere perché l’unica che non sbaglia mai è Ada.

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22 Set 2020

La famiglia Bonazzi – il pranzo della domenica

Si brinda in abbondanza, la mensa è imbandita, sigarette e posacenere sono sul tavolo, le battute lievitano e l’acqua gasata non manca?
Benvenuti a tavola con la famiglia Bonazzi!

Quando la famiglia Bonazzi si riunisce è sempre una festa!
Sono tutti intelligentissimi, spiritosissimi, sagacissimi e soprattutto bonazzissimi.

Fine estate inizio autunno, i Bonazzi non si vedono da un po’. Quale occasione migliore di una gita fuori porta e pranzo domenicale.
B porta il vino – rosè, nascetta, dolcetto, nebbiolo – S e L portano le paste e una cisterna di acqua gasata ben distribuita in bottiglie di vetro, W rientra col trattore e apparecchia la tavola, Ada e l’orto determinano il menù, io eseguo.

Cappone arrosto tartufato, Gallina con salsa d’uovo, Gallina del ghiottone, Pollo alla Marengo, Anitra in salmì, Oca in salmì, Piccioni a volontà… il capitolo con il maggior numero di ricette ancora da depennare è quello del pollame, ma nessuna di quelle ricette ancora da cucinare ha il sapore di un pranzo bonazzo di fine dell’estate.

L’Ada vuole che da quindici giorni in frigo ci sia un lombo di maiale a marinare che aspetta solo di essere cucinato e il cuore che attende in freezer un pranzo di famiglia come si deve per essere condiviso.
Il pane è appena sfornato, l’insalata di fagiolini e basilico dell’orto con pinoli tostati è pronta, l’insalatina verde e i pomodori di tutti i colori appena raccolti fanno bella mostra sul tavolo e un pasticcino sembra un turbante di cacca: la felicità è servita! Evviva la famiglia Bonazzi!

i Bonazz*

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18 Set 2020

Ada alle Hawaii

Oggi è la volta dell’ultima ricetta a base di scampi.
Non l’avevo ancora cucinata perché quando la lessi la prima volta pensai: “Ada, sei sicura?” e anche ora che l’ho assaggiata confermo le perplessità iniziali.
Scampi arrosto… il titolo non lascia presagire nulla di insolito, invece leggendo gli ingredienti e la ricetta mi vien da storcere il naso, l’idea di sgusciare gli scampi per arrotolarli in una grassa fetta di prosciutto non mi convince, ma se Ada lo scrive io eseguo.
Assaggiandoli mi vengono in mente l’ananas, le camicie di Magnum P.I., i dobermann di Higgins e le Hawaii.

Pensavo di suggerire questa ricetta alla Sjôra Gina nel caso la Sjôra Alba le facesse l’immancabile visita a sorpresa, ma soprassiedo e la lascio nel suo brodetto.
Parafrasando Foster Wallace ecco a voi una ricetta divertente che non farò mai più.

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7 Set 2020

Do di petto dalla gioia

La felicità: eccomi arrivata alla fine del sotto capitolo Petto!
Solo 11 ricette, ma è stato uno dei più duri.
La verità è che il Petto non mi piace.
Ho dei meravigliosi ricordi sul Petto, su tutti vince Roma, io che incredibilmente non mi perdo e raggiungo a piedi Annibale, la macelleria per antonomasia, dove mi aspettano un numero imprecisato di chili di Petto che ho prenotato e Annibale in persona che prende la macchina e dalla macelleria di via di Ripetta mi accompagna in stazione facendomi sentire Audrey Hepburn in Vacanze romane.
Ma il Petto ha continuato a non piacermi. Duro per quanto l’abbia cotto, fibroso, grasso, legnoso… sarei curiosa di assaggiare la punta di Petto cotta in forno a legna da mani sapienti per dargli l’ultima possibilità, altrimenti per me il Petto è trita da sugo, polpette o polpettone, di necessità virtù la potrei usare per il brodo, a tocchi in spezzatino, ma arrotolata o a tasca no, il Petto, no.
Salmistrata non mi è dispiaciuta – il Petto è qui e là, l’ho incontrato anche in Piatti freddi vari – Manzo in salamoia e in questi giorni ho cucinato anche lui – ma dovessi rifarla sceglierei un altro pezzo.
Il Petto non mi piace, preferisco un genere di petto più arioso, volatile, volubile. Certo anche lui ha i suoi inconvenienti e può essere letale, ma l’altro Petto per me resterà sempre troppo duro, come la vita nei giorni che non mi piacciono.

Ora che ho terminato le ricette a base di Petto cosa ho imparato?
Alla luce dell’esperienza fatta e di queste sagaci riflessioni sui tipi di petto che preferisco posso affermare con registro basso-baritonale che se la vita va presa di Petto, fortunatamente c’è un petto per ogni occasione.
Ciao Petto!

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29 Ago 2020

Felicità, aspettative e ricerca

“A livello biologico, sia le aspettative sia la felicità sono determinate più dalla nostra biochimica che dalla nostra situazione economica, sociale o politica. Secondo Epicuro, siamo felici quando percepiamo sensazioni piacevoli e quando non percepiamo quelle spiacevoli. Similmente Jeremy Bentham ha stabilito che la natura ha dato il dominio sull’uomo a due padroni – il piacere e il dolore – e soltanto loro determinano ogni cosa che facciamo, diciamo e pensiamo. Il successore di Bentham, John Stuart Mill, ha spiegato che la felicità non è nient’altro che piacere e libertà dal dolore, e che al di là del piacere e del dolore non esiste alcun bene o male. Chiunque cerchi di dedurre il bene o il male da qualcos’altro (come la parola di Dio o l’interesse nazionale) vi sta ingannando, e forse si inganna lui per primo.” – Yuval Noah Harari, Homo deus

Yuval Noah Harari – non sorride

Chissà se Epicuro, Bentham, Mill o Harari avessero conosciuto o scoprissero Ada Boni, se sapessero che per provare piacere e arginare quella sensazione di infelicità all’interno del nostro corpo un modo c’è: cucinare, assaggiare e condividere un piatto del Talismano della felicità.

Epicuro – non sorride

Chissà se avrebbero posto o porrebbero una clausola alle loro osservazioni, una nota a piè di pagina: Dio non vale, ma se siete in difficoltà, se le sensazioni corporee spiacevoli vi pervadono fermatevi un secondo, scegliete una ricetta del Talismano della felicità e cucinatela. Vedrete che il palato gioisce, piacevolissime sensazioni pervadono l’intestino e la felicità è servita.

Jeremy Bentham – non sorride

L’uomo sereno procura serenità a sè e agli altri, io la cucino.
Prendete il rombo di oggi ad esempio, il fuoco, la griglia, i tempi giusti cottura, W che ormai è un esperto del pesce alla brace e anche se non ha mai cucinato un rombo in vita sua lo cuoce alla perfezione, la pelle che si solleva proprio come dovrebbe, la lisca che si sfila a puntino e i succosi e sodi bocconi di carne senza spine. Mi soddisfa e mi rende felice.

John Stuart Mill – non sorride

Epidemie, carestie, guerre… in questi ultimi anni sembra che il mio piccolo orticello non abbia voluto farsi mancare nulla, ma quando una ricetta del Talismano della felicità è nel piatto non c’è disgrazia che tenga e la ricerca della felicità continua grazie alla preparazione e all’assaggio delle prossime: c’è sempre un piatto per ogni situazione.

Ada Boni – sorride

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