Quante ricette che vi devo raccontare e quanti assaggi di felicità.
Quando gli arretrati mi inseguono ormai lo so, l’unica è andare con ordine.
E quindi partiamo da sabato scorso, il fatidico giorno in cui Ada e Ugo si conoscevano al Sovietniko. Perché al Sovietniko? Perché nei loro ricettari i due hanno in comune una ricetta: il bortsch!
Quale luogo migliore per cui dove farli incontrare sul campo che il Sovietniko?
Che emozione, quante aspettative, quanti interrogativi… Ada:
romana, riservata, pia e fedele. Ugo:
cremonese, massiccio, crapulone, grande amatore e miscredente.
Capirete bene che il mio timore circa il fatto che non si piacessero non era poi così infondato ed è sempre spiacevole quando due cari amici, due entità a cui si tiene molto quando si conoscono non si pigliano. Ed invece a giudicare dai brindisi, dalle chiacchiere che si amalgamavano tingendo la tavola di un caldo rosso barbabietola e dal dopo serata di alcuni commensali l’incontro tra i due ha funzionato, oh se ha funzionato! Ada e Ugo in questi giorni si sono presi una breve vacanza per conoscersi meglio, a me non resta che scrivere le ricette e infilare una lunga fila di ringraziamenti. Grazie a Giovanna e al Sovietniko, come sempre Ada ed io da voi ci siamo sentite a casa.
Grazie a Carlo e a LACHIMICAdesign: ci avete fatto bellissimi!
Grazie a Marco Del Comune che come potete notare dalle foto ha preso il treno ed è venuto a Torino apposta per brindare a questa nuova amicizia ed immortalare il momento.
Grazie all’agrisalumeria LUISET che ha fornito l’occorrente per il piatto forte di Ugo e il piatto forte di Ada: con degli ingredienti base così i due, elogiando le materie prime a loro disposizione e parlando chi di salumi e chi di maiali, hanno rotto il ghiaccio.
Poi da cosa è nata cosa.
Grazie a tutti voi che vi siete fidati, avete partecipato a questo momento irripetibile, brindato abbondantemente e condiviso sovietnika felicità! Grazie a B e a P, grazie a M, grazie a D e al suo amico e grazie a L e ai suoi amici: mi ero scritta le vostre iniziali sul retro del menù ma Ada l’ha portato con sé in vacanza dentro ad un libro che sta leggendo. Fa così con ciò a cui tiene, lo nasconde dentro un libro.
Ada & Ugo – L’incontro
* Costine alla Mao di Ugo
“Come antipasto. Il bello è tutto qui, che servono da antipasto.”
* Bortsch russo di Ugo & Minestrone polonese di Ada
Russe affinità elettive
* Zampone di Ada alla russa
Perchè ci teniamo tutti a farvi restare leggeri
* Varieniki di amarene con crema alla cannella
Dolci dolcezze Sovietnike
Le cene di Ugo sono così: calorose, irriverenti, maschie, crapulone… e antani Ugo, anche la seconda l’abbiamo apparecchiata! Amici miei che cena, che vini, quanti grassi saturi e che personaggi tutti insieme all’ingrasso convivialmente seduti attorno alla stessa tavola.
Si è mangiato, si è bevuto, si è brindato, si è bevuto, si è mangiato, si è bevuto e nel frattempo si è chiacchierato, ci si è conosciuti, si è brindato e si è riso parecchio con l’obbligo di dire solo grandissime cagate ben brematurate.
E poi si è bevuto e si è mangiato, ma questo forse l’ho già scritto.
Una fatica che non ti dico.
Le tue ricette Ugo sono riuscite maschie e virili, in cucina abbiamo seguito l’Abbuffone alla lettera, errori di stampa inclusi.
Faccio così attenzione a seguire tutto pedissequamente che non ci fossero già i baffi di Bruno quasi avrei paura crescessero a me per osmosi.
Ma fortuna che c’è Bruno e ai baffi e ai vini ci pensa lui. E che vini.
Martedì sera era la volta di Poderi Cellario – Langhe doc Favorita “Snert”, “Inclivio” Rosa, “È Rosso” vino rosso, Moscato doc Piemonte – e Ugo credimi, ameresti loro e Fabio Cellario ti incanterebbe. Passateli a trovare, incanteranno anche voi.
Come sempre i ringraziamenti sono doverosi.
Grazie Ugo per queste sfrontate cene che mi fai apparecchiare.
Grazie a E & E, grazie ad A, grazie a M, grazie a P, grazie a tutto il Camaleonte piola 2.0, una scanzonata brigata familiare e ammodo.
Grazie a Bruno, ai suoi baffi e ai suoi vini.
Grazie a Fausto, grazie a Poderi Cellario e grazie ai loro vini supercazzoli.
Grazie a Marco Del Comune che stanco di vedere le mie orribili foto, oltre a deridermi, come potete vedere è venuto apposta da Milano e magia Ugo: questa volta le immagini sono brematurate alla perfezione!
Grazie a LACHIMICA design. #mifidodiCarlo
Grazie a tutti voi palati amici che vi siete fidati e siete venuti ad abbuffarvi e brindare all’immenso Ugo: grazie a A detto T, a M, a P, a G e ai suoi amici, a M, a B, a F e al suo amico, a D, a GL, a D, a R, a C. Grazie alla vostra goliardica presenza! Grazie W, che nonostante tutti i grassi di queste infinite cene resti magro.
Ci vediamo martedì 5 dicembre, il primo martedì del mese, con XXX. La censura e i piatti proibiti di Ugo.
P.S. Per chi se lo stesse chiedendo sì, anche questa volta ha vinto Grandissima cagata, ma fischiettiamo e facciamo finta di nulla, che poi Ugo ci resta male. Infami.
• Tutte le ricette che seguono, scrupolosamente seguite ed eseguite per l’occasione, sono tratte da Ugo Tognazzi, L’abbuffone. Storie da ridere e ricette da morire (1974), Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1985.
Frittata austerity
“Ingredienti (assolutamente non di importazione)
quattro patate
una cipolla media
un etto di pancetta affumicata
un bicchiere di latte
poco burro
olio quanto basta
ovviamente 6 uova
sale e pepe
In una padella con un po’ di burro friggete le patate che avrete tagliato a fettine molto sottili. Per facilitarne la frittura aggiungete ogni tanto un pochino di latte. LA cipolla, tagliata sottile, va messa in un altro padellino, e rosolata con un po’ di burro. Tagliate il bacon a fettine sottili e fatelo friggere in un terzo padellino.
In una terrina versate le uova, mescolatele, friggetele, e aggiungete le patate, le cipolle, e il bacon, che con una forchetta schiacciate e mescolate con le uova. Salate, pepate ed è pronto l’impasto per la frittata. L’operazione più difficile è quella di friggerla. Sapete voltare la frittata? Voi dovreste vedermi quando rigiro le frittate. Sono fantastico. Ricordatevi di usare sempre il coperchio, mai il piatto, per rivoltare le frittate.
E mangiatele sempre calde.
O fredde del tutto.”
Bresaola condita a modo mio
“Quando la bresaola è veramente buona, della Valtellina, stagionata al punto giusto, la si deve mangiare così come sta, affettata sottilmente e senza alcun condimento, perché il suo profumo veemente e i suo sapore acuto non possono, non devono essere violati. Ma siccome mio padre, da anni, ormai non se la sente più di andare in Valtellina partendo da Varese, dove abita, per poi raggiungermi a Roma con un paio di bresaole accuratamente selezionate, eccomi costretto a condire la bresaola che trovo qui, come la trovo, troppo fresca o troppo secca, troppo dura o troppo molle. Trovata soprattutto troppo facilmente in qualsiasi negozio di alimenti.
Però, condendola, frego la bresaola industrializzata, inganno l’ospite e risolvo brillantemente un antipasto.
Dispongo in un vassoio di portata le fette di bresaola affettate sottilmente e leggermente sovrapposte l’una all’altra, si’ da formare un fondo scarlatto. Unisco a mezzo bicchiere d’olio, messo in una ciotola, il succo di un limone, un cucchiaio colmo di senape, un po’ di sale, un buon pizzico di pepe appena macinato, e mescolo il tutto, virilmente, con una forchetta. Saper mescolare virilmente è da pochi. Trito poi una manciata di prezzemolo che spargo, gestualmente, sulla bresaola, e poi, d’istinto, verso anche il contenuto della ciotola così da ottenere degli arabeschi astratti per un antipasto concreto.
Dimenticavo di dire che anche il prezzemolo lo trito virilmente.”
Cavolfiore in budino
“Ecco gli ingredienti per questo delizioso budino: un cavolfiore possibilmente verde e perciò un broccolo romano, una besciamella fatta con mezzo litro di latte, quattro cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato, una fetta di prosciutto cotto, un po’ di burro e del pane grattato.
La preparazione è così semplice che quasi quasi neanche ve lo dico. Certo non è una vivanda thrilling, con suspense finale.
Fate bollire il cavolfiore o il broccolo. Poi passatelo fino a ridurlo in poltiglia, e mettetelo in una terrina. Nel frattempo avrete preparato la besciamella che unirete al cavolfiore passato e a quattro cucchiai di parmigiano. Tagliate a quadratini il prosciutto cotto e unitelo al composto, che verserete poi in una teglia precedentemente velata di burro. Sul composto sistemate tante farfallette di burro, l’ultimo cucchiaio di parmigiano, il pane grattugiato e mettete in forno per circa 10 minuti, e cioè fino a quando non avrà fatto una crosticina marrone. Servite caldo. Non bollente.”
Che emozione Ugo: l’abbiamo impiattata e a furor di tavola è stata giudicata una Grandissima cagata!
Tu avresti portato l’esito delle votazioni da un esperto grafologo, io ancora un po’ e morivo dal ridere, ma stai tranquillo: era un omaggio, con la tua maschia cucina ce la siamo cavata egregiamente.
E tu pensa: dopo anni di Ada e di Talismano della felicità ero preparata all’ingestione di considerevoli dosi di grassi saturi, ma così tanto burro e mascarpone non li avevo mai ingeriti in un sol pasto.
Eravamo in tanti a brindare e abbuffarci, 21 per l’esattezza.
21 infami tutti seduti attorno ad un tavolo in tuo onore a gozzovigliare, bere e divorare le tue virili ricette inseguendo la felicità con battute ben brematurate.
Oltre alle tue ricette mi sono permessa di arricchire la mensa di maschie ciotoline di sott’aceti e cubetti di insaccati vari. Così, tanto per sgrassare e al contempo ingrassare ulteriormente lo stomaco di tutti.
Nulla è avanzato: ho personalmente costretto tutti i commensali a mangiare fino a morire e loro si sono sacrificati di buon grado. I ringraziamenti sono come sempre doverosi.
Grazie al Camaleonte Piola 2.0 che ospita i miei progetti supercazzoli e mi fa sentire a casa.
Grazie a Bruno Boveri e all’Azienda Agricola Santa Clelia per i vini: lettore, se fai parte di quella sfera di tapiochi che martedì non era presente procurati immediatamente i loro nettari e degustali, ne vale la pena.
Grazie all’Agrisalumeria LUISET: fegato, lonza e insaccati erano squisiti. Lettore, se fai parte di quella sfera di tapiochi di cui sopra che martedì non era presente procurati immediatamente le loro prelibatezze e assaporale, ne vale la pena. Se abbinato c’è un vino dell’Azienda Agricola Santa Clelia ancora meglio.
Grazie a LACHIMICA design che ti ha fatto così piacione, proprio come ti immagino.
Grazie a tutti voi che vi siete prestati: grazie a E, E, D e F, nuovi palati amici con cui già stiamo organizzando orgiastiche mangiate di capretto di cui andar fieri; grazie a W, quel antani di mio marito, e a D, ad A detto sexy boy mica per niente, a R, a C, a I e G, Amici miei all’altezza degli Amici tuoi che hanno passato il tempo a brematurare ridicolezze e grandissime cagate; grazie a F che è capitato per caso in veste diplomatica con uno chef danese e senza vergogna si è aggiunto sapendo bene cosa stava rischiando e grazie allo chef danese che incredulo ha riso tutto il tempo; grazie a G e tutte le sue multi identità, sapere che c’è mi fa felice perché anche lui ha a suo modo i suoi amici immaginari, cosa che mi fa sentire più normale; grazie ad A che è riuscito a venire; grazie a L per aver detto a sua nipote minorenne che sarebbero andate ad una cena di lavoro e grazie a sua nipote minorenne per aver commentato: “Le cene di lavoro di papà non sono così!”; grazie a G e a P per i meravigliosi vini e grazie a B che come li scappella lui i vini non li scappella nessuno.
E soprattutto grazie a te Ugo, sei immenso!
Per tutti i tapiochi assenti: ahi loro non sanno cosa si sono persi, ma possono rimediare!
Ogni primo martedì del mese al Camaleonte Piola 2.0 A tavola con Ugo: ci vediamo il 2 novembre ad HOSTARIA! Piatto forte: Zuppone alla porcara.
Tutte le ricette che seguono, scrupolosamente seguite ed eseguite per l’occasione, sono tratte da Ugo Tognazzi, L’abbuffone. Storie da ridere e ricette da morire (1974), Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1985.
“L’attore? A volte mi sembra di farlo per hobby. Mangiare no: io mangio per vivere.
E mi sento vivo davanti a un tegame.
L’olio che soffrigge è una musica per le mie orecchie.
Il profumo di un buon ragù l’adopererei anche come dopobarba.
Un piatto di fettuccine intrecciate o una oblunga forma d’arrosto, per me sono sculture vitali, degne di Moore.”
Parola di Ugo Tognazzi
Cene pantagrueliche e grandi abbuffate, coglioni di toro e zuppone alla porcara, carbonara, checca sul rogo e spaghetti alla sgualdrina, signorine, scherzi goliardici e sigarette. Tante sigarette. E vino. Tanto vino. Come a dire Tapioco Come se fosse Antani. Non capite di cosa stiamo parlando? Cosa stiamo mangiando? Niente supercazzola? Nessuno scappellamento a destra?
Amici miei è giunto per voi il momento di assaggiare la cucina dell’immenso Ugo Tognazzi, il più grande mostro della cucina italiana e non solo. Straordinaria? Ottima? Sufficiente? Insufficiente? Cagata? Grandissima cagata? Questo, come tradizione vuole, lo deciderete voi. Ci vediamo al Camaleonte Piola 2.0 ogni primo martedì del mese. Mangeremo fino a morire.
Per info e prenotazioni: sara@pentolapvessione.it
Come se fosse antani
Sara Casiraghi
Gastronoma semiseria laureata in psicologia apparecchia progetti legati al cibo e alla felicità. Bruno Boveri
Laureato in filosofia del buon bere, frequentava più le piole che l’università, anzi, quest’ultima più che frequentarla la occupava… e la passione del buon vino non l’ha mai tradita. (altro…)
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